venerdì 18 dicembre 2015

canapone




guardatela tutta, fino in fondo, questa ricomposizione per immagini della lavorazione della canapa fatta da di vilio. guardatela tutta questa nostra storia, guardatela dall'aratura, con le bestie e l'aratro, delle nostre terre di qua e al di là del lagno, guardate come cresceva alto il canapone sotto l'occhio vigile dei sorveglianti massari o del padrone. e ringraziamo quest'ultimo se oggi possiamo guardare quegli uomini e donne, con la forza, ma anche le sembianze, di uomini, dividersi indistintamente i compiti del taglio e della raccolta in fasci delle alte piante. è grazie a lui, che poteva permettersi di portare il fotografo fòre, in campagna, se oggi guardiamo come i nostri avi s'accerevano 'a salute per disporre i fasci a macerare sott'acqua, mantenuti dal peso di pietroni posti e rimossi ad ogni ciclo.
guardate come si convogliava con perizia l'acqua dei lagni in vasche o ad allagare moggia di terreno predisposto a questo, come esisteva anche il ruolo del tuffatore per sistemare i fasci e le pietre in profondità.
(qui becco il di vilio non del tutto fornito: esiste da qualche parte, io ne ho un poster di qualche festa dell'unità, una foto che testimonia la premiazione dei tuffatori. è un bel gruppo di contadini magrissimi e scamiciatissimi disposti come una squadra di calcio ed al cui centro contrasta la figura chiatta del padrone baffuto. quello c'è sempre: no padrone, no foto!)
guardatela tutta, fino in fondo, guardate come dopo la macerazione i fasci, i mattoli, venivano messi ad essiccare in covoni e come dai fusti iniziava a staccarsi la fibra, quella che interessava come prodotto principale.
guardate i lavoratori, uomini e donne, sempre indistintamente, come battono i fusti con la macennula, ne rompono la parte lignea, ne macinano, da cui il nome dell'attrezzo ancestrale, la parte macinabile mentre quella fibrosa lunga e filamentosa viene raccolta. e nulla andava perso: se la fibra diventava, dopo pettinatura la stoppa da cui ricavare, filandola, la canapa vera e propria, la parte lignea diveniva cannauccioli, buoni per il fuoco. guardate come al lavoro manuale man mano si sostituisce la macchina per frantumare, pettinare, arrotolare, filare.
(filare, anche qui vedo sfornito il di vilio; esisteva il fuso ed esistevano le vecchie che lo manovravano)
guardate come alle bestie si sostituisce il trattore ed al lavoro nelle ampie e soleggiate aie si sostituisce il lavoro nelle aziende macchinizzate. guardate come le stesse aziende assumeranno quei contadini, no qui solo le loro donne, per immetterle in processi di lavorazioni che nulla più avranno in comune con il naturale svolgersi delle stagioni e dei lavori nei campi e nei cortili. un alleggerimento della fatica sicuramente, ma anche un insterilimento dei rapporti umani, una promessa di benesseri solo lavorativi che vedranno fine però con le prime casse integrazioni degli anni settanta quando la canapa non interessava più nessuno.
guardatela fino in fondo questa storia per immagini, guardate i volti smarriti di queste lavoratrici, guardate come più sono anziane e più sono infelici. ma guardate anche la forza dell'amore al centro dell'ultima foto: un amore tra sorelle, tra cugine, tra amiche? o, semplicemente, un amore saffico!?


i giorni della canapa Storia per immagini in Terra di Lavoro di Salvatore Di Vilio  

domenica 29 novembre 2015

branchi






il fattariello che segue non è per le turbabili anime animaliste per la sua crudezza, comunque ne consiglio la lettura perchè molto esemplificativo di un rapporto tra i cani molto simile a quello tra umani.

...pant...pant...
chìano, casale', chìano chìano!
lo tsnik tsnik della lingua contro il palato non serve più a tenerlo attaccato, ormai li ha avvertiti anche lui, so' stati gli esploratori, i più piccoli che battono davanti e lasciano la piscia da traccia per gli altri, loro c'hanno visto. e abbaiano, 'st'idioti, eccome se abbaiano, devono avvisare gli altri, strunzarielli spioni!
...pant...pant...pant...
sta' qua! casa', pure tu, ombra! qua!
con ombra n'n ce stanno pprublemi, fa quello che fa il padre, se controllo il casalese controllo anche lei.
eccoli, arrivano, azz! so' almeno dieci dodici, tra gruosse e piccerille...stronzi i piccirielli, so' 'e chiù stronzi.
...pant...
piazziamoci qui, fermi! oh, oh...ombra, qua!
chìano, casale', chìano, mi stai seganno 'e ddete!
ecco, qua va bene, fermi, state fermi...facimmece 'n'idea...
'na mazza!? ci vuole un bastone...
crack...pant...crack
un fuscello, una mazzarella...'sto fusto di mais è l'unica mazza che si trova a portata...casale', non tira'!
arrivano, ormai è il capobranco a stare in testa, è macilento ma alto ed incazzato, deve far vedere il suo coraggio e la sua forza agli altri.
ombra, dietro!, ferma, casa'! tra poco sarà tuo!
...arghhh...mi lancio col mais alto sulla testa e con l'altro braccio quasi staccato dal tiro di casale...
raaah...raptus...raaah!
ombra ci segue, titubante, ma ci segue e la strategia sembra funzionare, qualche piccoletto s'è già spaventato e si allontana dal branco...
ora!...mollo il casalese!
...zip...un lampo, un attimo solo e travolge il maculato colpendolo di spalla contro il fianco ed azzannandolo alla testa, tra orecchio ed occhio...
perdo un secondo di vista ombra, no, eccola che insegue un paio di piccoli, uno è anche zoppariello.
casa', casa', basta, lascialo, casa', vediamo di controllare gli altri...
cazzo! è proprio ora che avviene ciò che non avrei mai creduto possibile tra i fratelli cani.
i tre o quattro che seguivano da vicino il capo lo azzannano, danno man forte al casalese, incredibile. è come se dicessero: ci hai deluso, staje abbuscanne, e noi passiamo con il vincitore. sei tu, cane grosso dotato di umano, il nostro nuovo capo.
che cani 'e merda.



mercoledì 30 settembre 2015

'sto posto...






                           











 

'sto posto...'sto posto è 'na scommessa
ci si sta, rischi e fischi

'sto posto...'sto posto è comme l'ammore
stai alto, ma stritto stritto

'sto posto...'sto posto è 'na sciòrta
'n ancino 'ndo mazzo

'sto posto...




lunedì 28 settembre 2015

guardoni





 

trent'anni, su per giù.

   sto pubblicando pezzi della mia vita passata, di quando ancora non mi interessava portare innanzi il baraccone familiarlavorativo, di quando qualche lira per un po' di benzina, una birra ed un po' di fumo erano le uniche necessarie.
p'ammore 'e ddio! non è che poi, con la professione ed il lavoro, mi sia dato obbiettivi troppo più impegnativi, ancora oggi, io!, mi accontento dell'indipensabile; è il mio socio paritario, lo stato, a pretendere sempre qualcosa in più.
comunque, al di là delle questioni finanziarie, volevo dire della passione che allora, inizi anni novanta, riversai nel dissacrare tutto ciò che poteva appena appena puzzarmi di sacralità iconologica.
sorbitemi se volete, poi passeremo ad altro.



venerdì 25 settembre 2015

/ˈdʒendər/


difficile a dirsi, a divulgarsi per quello che realmente è, sono, gli studi di genere.
appunto studi, del sociale, poco divulgati o per partito preso o perchè veramente impossibilitati a comprenderli ed accettarli o ancora, e ciò può essere la principale causa, perchè sono in fase ancora di dimostrabilità, di scientificizzazione, del loro assunto principale: non sono i generi naturali maschile o femminile a determinare le condotte sessuali (preferenze?) o, per i romantici, gli amori, ma i condizionamenti della società intorno.
in italia questa divulgazione è resa ancora più difficile dal vaticano volere (va.vo.) dall'ipocrisia degli italiani in "genere".
allora?, allora facciamo un esempio semplice semplice per cercare di capire, io per primo, ovviamente.
tex e quel marpione di carson.
di tex sappiamo che ha avuto una sola donna, una principessa navajo, figuratevi, che l'ha reso padre prima di spirare per mano di cattivi, ovviamente.
carson, oltre a commentare sempre cavallerescamente le femminee sembianze, non ha mai avuto donne, o almeno io non ne ho mai letto.
ecco, due machos, due rudi, giustizieri e cavallereschi, uomini di frontiera, di selle e coperte, di sockosi pugni; però senza femmine e non dichiaratamente omo. così ce li hanno dovuti presentare bonelli & co. il secolo scorso, e così sono ancora oggi.
invece?, invece un bonelli/omero, un creatore di uomini simbolici di 2500, 3000 anni fa, non avrebbe avuto difficoltà a raccontarci di due eroi d'acciaio, di due lottatori alle ingiustizie, che la notte in arizona davanti ad un falò oltre che farsi compagnia si amano.
quindi?, quindi qualche cazzo di verità la staranno ricercando gli studiosi di genere, e lasciamoglielo fa' e teniamo conto che, come ho detto qualche post fa, 'a meglia cosa è farsi i cazzi propri su certe faccende.
hush-hush


lunedì 13 luglio 2015

l'etrusco





sarà stato il taglio di capelli alla cocciante ad incassargli la testa, anche se, mi dicono, cocciante proprio incassato è, e, lo stesso taglio, gli aveva fatto affibiare il nome di l'etrusco, il primitivo era l'altro suo contronome.
il volto quadro, mascelluto, il taglio secco secco delle labbra ed il sopracciglio folto insieme al ricciolone compatto che anticipava gullit, gli davano sul serio l'aspetto del mascherone etrusco. e degli etruschi l'etrusco condivideva il mistero: nessuno sapeva da dove venisse o il suo nome o perchè venisse a palazzo gravina per farsi ritrovare in qualsiasi aula, per qualsiasi corso ed in qualsiasi orario.
lo trovavi così, all'erta, appoggiato al muro- o dio! mica era il solo, se ripenso agli affollatissimi corsi di analisi o statica...- ostentando un'attenzione che se fosse stata reale avrebbe dovuto essere il preside siola.
non solo attenzione ostentava, il primitivo, ma un abbondante pacco pubico che magari questo gli aveva fatto affibiare il secondo contronome, il primitivo appunto.
gli incontri col personaggio, almeno per me, vanno dagli inizi degli anni ottanta al novanta suppergiù, ma i suoi abiti riportavano alla beat generation dei settanta, quindi l'abbondante visione era implementata- eh!? che lessico progressivo, eh!?-  da attillatissimi pantaloni a vita alta e zampa d'elefante, anche un po' sbiaditi proprio là- comme s'àusava.
il primitivo etrusco non dava confidenza a nessuno, non aveva amici, solitario come silver surfer scivolava da un corso ad un altro suscitando interrogativi e curiosità in
chi se lo vedeva vicino la prima volta.




girava voce che venisse da oriente di napoli, grossomodo ercolano o ,di più, le due torri, del greco o annunziata, perchè qualcuno lo avrebbe sentito grugnire in quell'inflessioni.
poi si sa, la gente è cattiva ed i futuri architetti di più, finì anche ritratto su una porta dei cessi. venne raffigurato trasportante un gigantesco pacco con una carriola, 'na cosa fine.
questa la parte divertente di una vita, poi c'è, sempre- ha' voglia a pensa' no a me mai,  'na parte più triste, dolorosa et umana.
chi era il primitivo? il primitivo era parte di quelle scorie del sistema scolastico, era un residuo di lavorazione che non ce l'aveva fatta, un fuoricorso decennale ormai fuso coll'idea che doveva frequenta' e finì, anche perchè questo solo sapeva fa': venire a seguire i corsi.
lo giuro, io lo penso spesso. a volte mi trovo a volere fortemente che l'etrusco, magari proprio nel 1990, sia riuscito a laurearsi e che abbia trovato una sua strada e che magari continui ad esibire con nonchalance  il suo proverbiale scomodo dietro una scrivania di vetro e acciaio dietro una cortina di vetro e acciaio.
questo voglio.








 

lunedì 29 giugno 2015

abitiello


l'antropologia non è scienza fessa, ma arricchisce di più sentire racconti dei nuovi esodi di genti e trovare comunanze con passati di altri di altre.
esiste su fb una mia amica, tal francesca kowalski, che, portando alto il nome di una nota casa di ceramiche, non è solo rossa di pelo ma anche d'animo, infatti la sua solidarietà compañera l'ha spinta alla stazione di milano ad accogliere le genti africane che chiamiamo migranti. e di queste racconta.
sono racconti tristi. tristi perchè le storie sono tristi, ma lei li rende ottimistici perchè ora c'è da esserlo, hanno lo schifo alle spalle, devono solo superare la nostra diffidenza.
racconta di madri e bambini, a questi è vicinissima, e dei talismani che le mamme hanno cucito addosso ai loro bambini, racconti che colpiscono e capisci altro e, soprattutto, associ.






associ il presente di questi usi apotropaici a quelli dei tuoi avi.
l'abitiello, il breve, questo era l'amuleto delle nostre genti fino alla metà del novecento, dalle mie parti anche oltre se è vero il mio ricordo di averne visto e toccato uno da bambino.
questo abitiello, pezzo di cartone rivestito di tela, ricamato, tarlato, che maria ha tirato da chissà quale mucchio, era il talismano che difendeva dalla malasorte, era la protezione per la traversata oceanica sui bastimenti o lo scongiuro per sovravvivere alla fame quando li trovarono gli americani che dovettero avvelenarli col flit per liberarli dai pidocchi.  











 http://www.jstor.org/stable/1479180?seq=1#page_scan_tab_contents



sabato 27 giugno 2015

pugnette



pazientissima dottoressa pasquàlia, chi le scrive è un padre che pensava di avere come fondamento della propria famiglia una completa libertà di lettura, e quindi di pensiero. 
pensavo di vivere una casa ove non vi fossero bigottismi, ipocrisie e finti moralismi.
ho scoperto invece che così non è: il piccolo dei miei figli, a settembre dodicenne, ha sentito il bisogno di raccogliere e nascondere tutti i fumetti a carica erotica che da sempre sono in bella mostra fra i tanti che conservo in libreria.
sono sempre stati lì, disponibili, come tutti i libri, alla lettura.
allora perchè questi nascondimenti? sono completamente stupito, mi aiuti, grazie.
'o ste'






gentile 'o, come lei sa, in genere mi occupo di problematiche sentimentali lasciando quelle genitoriali allo specializzato creppè, peraltro mio ex cognato e a cui potrà rivolgersi nello specifico. tuttavia sì, il suo cruccio mi ha incuriosito.
il ragazzo, visto il clima familiare di eccessiva apertura mentale su quelle che chiamiamo trasmissioni culturali genitoriali, ha voluto omogenizzarsi al vissuto dei suoi coetanei. insomma si è creato da solo i tabù che lei non ha voluto trasmettergli: tu non mi dai alcun index librorum prohibitorum, okay, me lo creo io. 

tutto qui, non si preoccupi e, se queste letture lo faranno praticare onanismi, non lo coercizzi che essi, come sicuramente avrà verificato personalmente, non accecano.
stia in forma, che le serve.

pasquàlia