il fatto stesso che non riesca a decidere se essere uno sballone cristofilo od uno sballone cristosofico fa sì che io sia uno sballone.
martedì 24 ottobre 2017
giovedì 11 maggio 2017
calvario
non l'ho mai detto, ma la mia perplessità maggiore era su che fine facessero i pastori dopo l'avvento.
perché col climax rappresentativo tenero e dal calore casalingo del natale ed epifania si giungesse alla tragedia mi era inspiegabile, restavo allibito e non capivo i bambini coi parrucconi con spine e corone di lampadinelle, le bambine con veli d'un blu cosmico con cuori e spade.
diveniva tutto miseramente drammatico e triste.
meno male che mammà, la nanonna in verità, ci faceva interpretare i monacielli con saio a me e mio fratello. ricordo allegria ed una massa di bambini monacielli su di un carro trainato da un trattore, un po' come quando poco dopo si andava con papà ed i cappelli garibaldini alla sfilata del primo maggio.
il partecipare a due rappresentazioni ci esonerava dal parruccone di cristo, dai suoi vestiti in raso di colori rosso sangue e celeste napoli e nastrini dorati. ci toccava solo assisterla la processione.
solo una volta toccò a lucia, forse perché non faceva il monaciello: fece la madonna addolorata. ebbe il suo vestito cosmico con stelle e fili dorati, passato già su qualche cugina, ed io ebbi la possibilità di toccare e smontare una pesante e pungente corona in latta con lampadinelle da un watt collegate tra loro da un filo e a far da altro polo la latta stessa.
alla mia piccola sorella angustiarono non solo i pesi del calvario e della corona, ma anche quello della batteria di dodici volt grossa come una doppia scatola di sardine.
poi da grande seppi della processione dei vattienti di nocera terinese e capii tutto.
jesuisismo
- jesuisismo, la nostra è l'epoca del jesuisismo.
dell'io, del sé che partecipa allo sconcerto di tutti restando com'è, dov'è.
è dire so quel che sappiamo tutti, so quel che è stato, sono io stesso quel che è stato.
sabato 22 aprile 2017
memoria
le recenti ore passate con mia madre mi hanno dato prova, laddove ce ne fosse bisogno, conoscendola io da oltre cinquant'anni, delle capacità di lenimento della sua memoria.
costretti insieme le stimolo i ricordi e le faccio tirar fuori il suo repertorio migliore.
questa è una canzone sull'oltretomba e sui valori materni che imparò quando era a s. pietro in molise, prima che sposasse pa', giovanissima maestrina lontana da casa ed in un'italia che si ricostruiva.
era una canzone per piccini e me la cantava da piccolo, è una canzone assurda:
parole ed aria tradizionali molisane
questa mattina non t'alzi ancor?
mi sento male, mal da morir.
ti raccomando i miei piccin!
al più grandino, dai da mangiar.
il suo marito torna a sposar.
gli maltrattava i cari piccin:
al più grandino dava il bastòn.
della sua mamma e chiese il mangiar.
ciò tanta fame da morir.
che è preparato il desinar.
e nella casa Lena trovò.
dall'altro mondo tornata qua?
che maltrattate i miei piccin;
al più grandino, date il bastòn.
Non posso in Cielo più ritornar!
giovedì 30 marzo 2017
vengo oltre/ ritorno avanti
venerdì 10 marzo 2017
preghiera laica
preghiera laica
prego laico
prego il ministro,
prego laico
prego la comunità scientifica,
prego laico
prego di essere buona, la natura,
prego laico
prego la morfina.
martedì 7 marzo 2017
giovedì 16 febbraio 2017
ci sono culi
ci sono culi
ci sono culi che non si dimenticano
alteri pressati
ci sono culi sinuosi
danesi a sormontare cosce
e rossastra peluria mai colta
ci sono culi neri africani
sodi e composti
glabri
ci sono culi neri africani
grossi non grassi
continentali
ci sono culi che non sai
che non vedi
culi che esplodono un giorno
ci sono culi bianchi
setosi e segreti
ancora segreti
ci sono culi
che gua'?
mica è pe' te fra'
ci sono culi e culi
di ciccia e di ciaccia
ci sono culi bellissimi
alcuni passabili
culi sportivi
ci sono culi ideali
ci sono culi di vernice
di latex
ci sono culi
che maro'!
insomma culi
ci sono culi
muoio
ci sono culi
snort...