mercoledì 24 febbraio 2021

brufoli #2

#lamiasaigon #amho et #hodio #terraenisciuno 

ombra morì nel '16 e nei miei ricordi era con noi quella volta. deve quindi essere prima o di quell'anno questa foto.
mi ritrae con una ragazza che batteva in zona industriale. elisabeth.
si era abituata a noi, elisabeth, al nostro spuntare quasi quotidiano da un canale di scolo sottostante il viadotto superstradale. non aveva più paura dei cani, né di me. 
certo aveva paura degli uomini e delle vecchie streghe del racket castellan nigeriano, le promisi che avrei pubblicato questa foto quando non l'avrei vista più tra quei rovi e quella monnezza.
è passato un lustro ed elisabeth non è più là da anni.

quello sguardo basso non deve ingannare, non è remissività, ma rabbia somatizzata. rabbia incontenibile ed eruttata coi suoi giovanissimi brufoli. rabbia ancestrale che poteva terrorizzare quando elisabeth arrivava il mattino presto ed aveva sul volto una pasta gialla, una pomata a quell'ora già rinsecchita. fanghiglia ocra utile forse proprio per quell'acne e per tenere lontano quelle teste di solo cazzo che cominciavano a molestarla già quando prendeva il pullman da castel volturno.

ciao, elisabeth 🌹

la pubblico sta foto nella speranza che elisabeth sia stata liberata. 
la pubblico sempre più indignato da chi pensa che la soluzione allo sfruttamento delle donne sulla strada risieda in una sua legalizzazione (giuro, ho sentito anche monopolizzazione), in un ritorno alle case chiuse, come se ciò potesse sconfiggere le organizzazioni e rendesse più libere.

domenica 21 febbraio 2021

brufoli #1

#amho #homemory

nessuna spensieratezza. cioè non erano gli attuali pensieri come trapani, ma qualche persistente tarlo la gioventù te lo dava.
la scuola innanzitutto, le ore che dovevamo passare, avrei dovuto passare, con svetonio e le quadratiche.

 la questione sociale, poi. l'ideologia di un mondo di uguali che, almeno in me, resisteva all'ondata di riflusso nel privato che si innalzava giorno per giorno di più. 

compagni. io non so se quello che siete corrisponda a quello che avreste voluto diventare crescendo. qualcuno di noi avrà accettato cambiamenti e compromessi, altri con ferrea volontà hanno raggiunto il sé desiderato. magari qualcuno s'è affidato al libero fato, magari altri hanno venduto l'anima per quel che sono ed hanno.

nessuno di noi è stato spensierato alla lettera, la nostra giovinezza è stata un bluff di leggerezza, una recondita palestra alle preoccupazioni che la vita d'adulto, a cui tanto aspiravano, ci stava preparando. 

non che mi lamenti. la letteratura ci donava leopardi ed il suo pessimismo non era lamento, ma consapevolezza. quella stessa consapevolezza che, in un discorso a quattr'occhi, un cazzo d'adulto chiamava responsabilità. ecco, non mi sono lamentato di quelle parole del preside ficalora (sic?), ma non le accettavo, non volevo essere responsabile e, forse, responsabile non lo sono tutt'ora.

giovedì 4 febbraio 2021

“Io ho fatto quel giorno il filosofo indifferente; e me ne sono pentito”

“Io ho fatto quel giorno il filosofo indifferente; e me ne sono pentito”
chissà quante volte papà ha fatt a palla pure a te sul ritrattazione de il foscolo ne i "dei sepolcri". 
e qui, sasor, si pone il quesito: è la rete anch'essa un sepolcro dove rammentare un caro che non c'è più? può la "corrispondenza d’amorosi sensi” in forma di post sostenere il ricordo di qualcuno nel divenire continuo della realtà?
io dico di sì, luci', dico di sì e scrivo a te, a papà.
di te, di papà. 
auguri, 'a so'