domenica 19 aprile 2020

#quandto #zo

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#amho #hotelling #homemory

per rendere ancor di più il concetto del quandto si deve pensare all'appena. se congiunzione (appena conosciuto) ci dà il tempo in quantità, se avverbio (conosciuto appena) ci dà la qualità, il valore.
ma scrivo di questo per appuntarmelo, volevo invece narrare di quandto mi son inselvatichito: è stato il contatto, la vita con gli animali di cui son stato circondato fin da piccolo. ma in particolare a farmi uscire dalla domestichezza del rapporto con essi fu zorro. 
zorro, un epagneul breton, un cane da caccia che, agli inizi dei novanta, mio fratello pasquale portò a casa, già adulto.
fino a qualche anno prima, ma max un decennio o poco più, per affrontare il problema del randagismo c'era il servizio ultraumano dell'accalappiacani, ma non pensatelo come è mo! no no: il cane ingabbiato se non veniva riconosciuto e recuperato dal suo uomo finiva soppresso! sì sì. nei forni. 
qui da noi questi forni stavano al macello comunale, forse perché servivano a cremare i resti della macellazione e taglio delle carcasse bovine, lì finivano i cani catturati- ho sempre sperato non vivi.
quel che sia o non sia, quella struttura negli anni di cui racconto era stata chiusa- meglio: sostituita da una nuova che è stata poi deposito di veicoli per la nettezza urbana ed ora abbandonata- e ne venivano utilizzati i soli uffici. per farla breve, qui si trovava pasquale con la sua cooperativa sociale e qui uno portò sto cagnone di zorro convinto ancora ci fosse il canile. 
già il fatto che zorro- "le mie nipoti lo hanno chiamato così per le macchie come maschera sugli occhi"- venisse abbandonato perché- "s'ha mangiato na conca 'e sasicce che avevamo appena fatto", avrebbe dovuto farci pensare a che spirito libertario stavamo per fare entrare in casa, na capa tosta, un autentico picaro, uno che non si sarebbe mai accasato: e così è stato, tanto da scomparire dopo anni senza lasciare alcuna traccia. 
tranne quella nell'animo e nei ricordi di tutte le corse in campagna, del suo scappare per fare i tuffi nella fontana di piazza umberto o ovunque vedesse uno specchio d'acqua, degli inseguimenti di qualsiasi cosa volasse o del penetrare del suo tartufo ogni anfratto puzzolente, dei suoi repentini infilamenti nelle macchine altrui per la sua smodata e perenne voglia di uscire.
ricordo di quella volta che all'incrocio di via greco, dove c'era jamel col suo banchetto di sigarette di contrabbando e con le mie camel, quando s'infilò in una volante della polizia che vi stava facendo un posto di blocco- cazz! le facce degli agenti!
sì, è stato zo' ad insegnarmi di quandto si sta meglio con gli animali, poi ho proseguito da solo... cioè sempre con loro.

nei pochi fotogrammi del video si vede zika, una cavalla anglo araba di cui ricorderò qualche altra volta.