domenica 15 dicembre 2019

hemp

guardatela tutta, fino in fondo, questa ricomposizione per immagini della lavorazione della canapa fatta da di vilio. guardatela tutta questa nostra storia, guardatela dall'aratura, con le bestie e l'aratro, delle nostre terre di qua e al di là del lagno, guardate come cresceva alto il canapone sotto l'occhio vigile dei sorveglianti massari o del padrone. e ringraziamo quest'ultimo se oggi possiamo guardare quegli uomini e donne, con la forza, ma anche le sembianze, di uomini, dividersi indistintamente i compiti del taglio e della raccolta in fasci delle alte piante. è grazie a lui, che poteva permettersi di portare il fotografo fòre, in campagna, se oggi guardiamo come i nostri avi s'accerevano 'a salute per disporre i fasci a macerare sott'acqua, mantenuti dal peso di pietroni posti e rimossi ad ogni ciclo.
guardate come si convogliava con perizia l'acqua dei lagni in vasche o ad allagare moggia di terreno predisposto a questo, come esisteva anche il ruolo del tuffatore per sistemare i fasci e le pietre in profondità.
(qui becco il di vilio non del tutto fornito: esiste da qualche parte, io ne ho un poster di qualche festa dell'unità, una foto che testimonia la premiazione dei tuffatori. è un bel gruppo di contadini magrissimi e scamiciatissimi disposti come una squadra di calcio ed al cui centro contrasta la figura chiatta del padrone baffuto. quello c'è sempre: no padrone, no foto!)
guardatela tutta, fino in fondo, guardate come dopo la macerazione i fasci, i mattoli, venivano messi ad essiccare in covoni e come dai fusti iniziava a staccarsi la fibra, quella che interessava come prodotto principale.
guardate i lavoratori, uomini e donne, sempre indistintamente, come battono i fusti con la macennula, ne rompono la parte lignea, ne macinano, da cui il nome dell'attrezzo ancestrale, la parte macinabile mentre quella fibrosa lunga e filamentosa viene raccolta. e nulla andava perso: se la fibra diventava, dopo pettinatura la stoppa da cui ricavare, filandola, la canapa vera e propria, la parte lignea diveniva cannauccioli, buoni per il fuoco. guardate come al lavoro manuale man mano si sostituisce la macchina per frantumare, pettinare, arrotolare, filare. 
(filare, anche qui vedo sfornito il di vilio; esisteva il fuso ed esistevano le vecchie che lo manovravano)
guardate come alle bestie si sostituisce il trattore ed al lavoro nelle ampie e soleggiate aie si sostituisce il lavoro nelle aziende macchinizzate. guardate come le stesse aziende assumeranno quei contadini, no qui solo le loro donne, per immetterle in processi di lavorazioni che nulla più avranno in comune con il naturale svolgersi delle stagioni e dei lavori nei campi e nei cortili. un alleggerimento della fatica sicuramente, ma anche un insterilimento dei rapporti umani, una promessa di benesseri solo lavorativi che vedranno fine però con le prime casse integrazioni degli anni settanta quando la canapa non interessava più nessuno.
guardatela fino in fondo questa storia per immagini, guardate i volti smarriti di queste lavoratrici, guardate come più sono anziane e più sono infelici. ma guardate anche la forza dell'amore al centro dell'ultima foto: un amore tra sorelle, tra cugine, tra amiche? o, semplicemente, un amore saffico!?
https://www.youtube.com/watch?v=SqRh2NQVfSg

martedì 12 novembre 2019

#lamiasaigon 01

maccheroni
il mio cucciolo è gigantesco, ha cinquanta di piede. sedici anni per uno e novanta e cento chili. gi gan té sco.
è grosso e buono come un depardieu però bruno e come un depardieu è dotato di un alto senso dell'ironia.
quella volta win il cinese che non lo vedeva da tempo restò ammutolito al suo ingresso in sala ed estasiato dalla meraviglia, come se stessimo parlando di una splendida bestia che si sta allevando, un animale domestico la cui bellezza e cura esaltano anche l'orgoglio del padrone, chiese che gli dessimo da mangiare.
fu la bestia a rispondere per primo: maccheroni.
maccheroni!? e con che?
maccheroni con ragù.
la squadrata mascella gli arrivava al petto per lo stupore mentre chiamava liú.
liú... liú... guarda, guarda anche tu. maccheroni, maccheroni, i nostri figli devono mangiare maccheroni. maccheroni al ragù.
santa donna liú, madre di due struoppolini agili e veloci che non fai mai in tempo a fotografare.
santa donna dedita alla gestione del ristorante ed in attesa di un nuovo struoppolino che arriverà mo, a dicembre.
santa donna che alacre continua a lavorare e che riesce a sopportare pure i mugugni del marito che avrebbe voluto una stroppolina.
[ne ho parlato con loro tempo fa: è come se fosse stata una liberazione dalle imposizioni stataliste sul numero di figli e sulla convenienza tradizionalista del loro sesso, il loro approdo in occidente è stato un avanzamento economico e prolifico. (casomai ne parlerò con voi in un altro racconto)]
maccheroni dunque e con ragù.

stasera è liú ad accoglierci, sono settimane che non ci vedono, sono lieti di vederci e lei è lieta di potermi chiedere di intercedere con win sulla questione maccheroni: i bambini dopo un iniziale piacere della scoperta dei maccheroni al ragù erano ormai stanchi e nauseati da giorni e giorni di questi.
devi farlo smettere o quantomeno insegnargli una ricetta diversa, che so? ad esempio un piatto che ho visto ma che non so fare: maccheroni in bianco.

ci ho provato a convincere win, da un'iniziale curiosità verso la ricetta degli spaghetti alla carbonara, ma con prosciutto cotto col taglio alla cantonese, ha ritenuto che, per la velocità d'impiego e perché le più prestigiose, sarebbe stato meglio per la crescita dei  pregiati discendenti delle sue terga continuare a condire i maccheroni con le comode confezioni di ragù in barattolo della mutti.

martedì 13 agosto 2019

#lamiasaigon 00

fuori da sangile a san pasquale è un posto privilegiato per assistere al teatro umano. mentre aspetto la mia insalata mista, che insalata non è ed a cui sangile sa che dovrà aggiungere cucchiaiate di paté di peperoncino, c'è un ragazzo nero già una zuppa di sudore nel tentativo di mettere in moto un sì della piaggio, nemmeno dotato di targa per quanto è vintage.
il grosso,  smisurato e sbrecciato casco poggiato sull'aiuola, sta smontandone la candela. la gratta sulla pietra e ci soffia su. la rimonta, ritenta a spingere. niente.
non so, sembra vada tosto come se non attaccasse il differenziale, ammesso si chiami così quella sorta di volano attaccato alla cinghia e coperto dal lungo carterino che accompagna in basso l'essenziale linea del sì. così lo chiamavamo, differenziale, staccava la ruota dal motore, una sorte di folle. va a sapere, per quel poco che ci serviva era già troppo, tanto bastava che alleggerisse lo sforzo per metterlo in moto.
ma sto pensando di me, dei miei ricordi. lui, sempre più grondante starà pensando che non potrà andare in campagna domattina, che forse dovrà raggiungerli a piedi i campi di pomidoro o tabacco dove sta passando questo agosto di fuoco.
jet detto gino mi chiama: la mia insalata non insalata è pronta. rientro, regolo ed esco, decido di mangiarla e di offrire le poche conoscenze di motore a due tempi al giovane sempre più sudato. minimo minimo saremo compagni di sudore.
già fatto! sul sì, bello che in moto, c'è un piccoletto alla moda che sembra dell'est, più suddest, albania.
il sì mantiene con dignità un rumoroso e puzzolente minimo ed il padrone (ah, il premio del capitalismo: ho anch'io qualcosa) sorride imbarazzato a testa bassa sotto quella che sembra un cazziatone del biondino.
mette l'elmetto, inforca il mezzariello, saluta con mano e testa e va.
che era? ma già sa che voglio sapere. già sapeva il problema: tiene a capa e fierro. è già a terza vota che ce lo faccio vedere. stu fesso nu tira a frizione.

martedì 25 giugno 2019

nell'afa un afror

nell'afa un afror
d'africana afrodite

- naaa, io no razzista, io venco cu te pure se essere nera...
- ja!? so why do you give me only ten euros and twenty to albanian?
- che c'entra? tu s'i nera!

domenica 27 gennaio 2019

somme

#homemory

mentre ancora non riesce a seguire le evoluzioni della società circostante, cerca di tirar le somme degli ultimi giorni del trascorso anno e dei primi di questo.
non male, deve riconoscerlo, molte sue passioni son state in qualche modo sollecitate, hanno nel bene e nel male prodotto qualcosa.
l'ippocampo, ultimo tentativo di metafora fallica tutta tonda sul piano, è già cartone.
la derivata con formaggi della polenta bramata è piatto fatto. il sale bilanciato ed il tempo portano avanti il lavorio sui salumi.
le esplorazioni e la costruzione dei nidi di rovi per questa stagione prosegue spedita e nei tempi necessari.
ha letto e scritto anche d'urbanistica. l'opinione politica l'ha potuta esprimere, almeno sui social dove non si fa mancare nemmeno il cazzeggio.
i cazzotti fanno male ma il piacere che prova imparando ad usarli è maggiore e se ne fotte dell'occhio pesto.
l'erotismo e di più l'autoerotismo l'allietano.