giovedì 2 dicembre 2021

skills

oh, onnerrico, si accomodi, in che cosa posso servirla?
- la disponibilità di pasquale non era dettata da servilismo o subalternità, no, era consolidata buona educazione, ottima educazione.
mastropasqua', sapete benissimo che già con mio padre e luchino mio fratello avete conquistato il nostro gusto d'o vesti'.
figuratevi a me come mi tenete stretto stretto, me che la natura ha voluto segnare...che rese simile al poeta di recanati, che mi dotò di questa carena...insomma che mi ha fatto scartellato. io, pasqua', che non ho vestito che non sia stato fatto da voi: compleanno, comunione e cresima, sposalizio e feste varie, man mano che crescevo, e con me le mie gobbe, mi avete sagomato l'involucro, mi avete corretto alla vista altrui.
chiedo scusa, onnerri', ma se volete che faccia qualcosa per voi dovete dirmi cosa. che è succieso?
- tentava di frenare l'accesa parlantina di enrico, che, famoso come avvocato per la sua retorica, non cadeva proprio nella categoria degli interlocutori preferiti da pasquale.
dite, dite!
e che volete che vi dica!? vedete voi stesso, sapevate che dobbiamo sposare rosa mia sorella, cioè la diamo a luigi il figlio di totonno 'o massaro, cioè papà la fa sta concessione perché pure se cafoni nei modi stanno pieni di pellecchiuni...
 onnerrico!? jamme bello, cca tenimme che fa' prima voi e poi io. veniamo al sodo...ca succedette?
è qua, vedete pasquale, il taglio e l'imbottitura della giacchetta non coprono più tanto la gobba, anzi la evidenziano, fanno cchiù difetto - indicava la parte sinistra della giacca dove sembrava essersi ammosciato il contraltare della sua deformazione.
uhmm, in effetti, onnerì...in effetti c'è qualcosa che non va - iniziò a palpeggiare quel cuscino posticcio che aveva da sempre considerato il suo capolavoro, cioè l'ultima fase del suo capolavoro nel mascherare la cifosi del suo benestante committente - non va, non va, eh no che non va...vediamo un po'.
si era sempre fatto un vanto della sua capacità di sarto, del suo taglio, tuttavia con l'avvocato si vantava ancora di più per aver, in tutti quegli anni, saputo costruirgli quei cuscini di morbidi fiocchi di cotone trapuntati con maestria. un paio di piccole forbici appuntite comparvero fra le sue dita, inforcò gli occhialini e prese a scucire la fodera dove sapeva non ci sarebbero stati grossi problemi a ripristinarne la cucitura.
flic flac, piccolissimi sassolini neri con forma d'uovo misti a fibra di cotone smangiucchiata caddero dall'operata apertura.
ecco spiegato il mistero, onnerrico, c'hanno fatto 'o nido 'na famiglia 'e surecilli.


mercoledì 24 febbraio 2021

brufoli #2

#lamiasaigon #amho et #hodio #terraenisciuno 

ombra morì nel '16 e nei miei ricordi era con noi quella volta. deve quindi essere prima o di quell'anno questa foto.
mi ritrae con una ragazza che batteva in zona industriale. elisabeth.
si era abituata a noi, elisabeth, al nostro spuntare quasi quotidiano da un canale di scolo sottostante il viadotto superstradale. non aveva più paura dei cani, né di me. 
certo aveva paura degli uomini e delle vecchie streghe del racket castellan nigeriano, le promisi che avrei pubblicato questa foto quando non l'avrei vista più tra quei rovi e quella monnezza.
è passato un lustro ed elisabeth non è più là da anni.

quello sguardo basso non deve ingannare, non è remissività, ma rabbia somatizzata. rabbia incontenibile ed eruttata coi suoi giovanissimi brufoli. rabbia ancestrale che poteva terrorizzare quando elisabeth arrivava il mattino presto ed aveva sul volto una pasta gialla, una pomata a quell'ora già rinsecchita. fanghiglia ocra utile forse proprio per quell'acne e per tenere lontano quelle teste di solo cazzo che cominciavano a molestarla già quando prendeva il pullman da castel volturno.

ciao, elisabeth 🌹

la pubblico sta foto nella speranza che elisabeth sia stata liberata. 
la pubblico sempre più indignato da chi pensa che la soluzione allo sfruttamento delle donne sulla strada risieda in una sua legalizzazione (giuro, ho sentito anche monopolizzazione), in un ritorno alle case chiuse, come se ciò potesse sconfiggere le organizzazioni e rendesse più libere.

domenica 21 febbraio 2021

brufoli #1

#amho #homemory

nessuna spensieratezza. cioè non erano gli attuali pensieri come trapani, ma qualche persistente tarlo la gioventù te lo dava.
la scuola innanzitutto, le ore che dovevamo passare, avrei dovuto passare, con svetonio e le quadratiche.

 la questione sociale, poi. l'ideologia di un mondo di uguali che, almeno in me, resisteva all'ondata di riflusso nel privato che si innalzava giorno per giorno di più. 

compagni. io non so se quello che siete corrisponda a quello che avreste voluto diventare crescendo. qualcuno di noi avrà accettato cambiamenti e compromessi, altri con ferrea volontà hanno raggiunto il sé desiderato. magari qualcuno s'è affidato al libero fato, magari altri hanno venduto l'anima per quel che sono ed hanno.

nessuno di noi è stato spensierato alla lettera, la nostra giovinezza è stata un bluff di leggerezza, una recondita palestra alle preoccupazioni che la vita d'adulto, a cui tanto aspiravano, ci stava preparando. 

non che mi lamenti. la letteratura ci donava leopardi ed il suo pessimismo non era lamento, ma consapevolezza. quella stessa consapevolezza che, in un discorso a quattr'occhi, un cazzo d'adulto chiamava responsabilità. ecco, non mi sono lamentato di quelle parole del preside ficalora (sic?), ma non le accettavo, non volevo essere responsabile e, forse, responsabile non lo sono tutt'ora.

giovedì 4 febbraio 2021

“Io ho fatto quel giorno il filosofo indifferente; e me ne sono pentito”

“Io ho fatto quel giorno il filosofo indifferente; e me ne sono pentito”
chissà quante volte papà ha fatt a palla pure a te sul ritrattazione de il foscolo ne i "dei sepolcri". 
e qui, sasor, si pone il quesito: è la rete anch'essa un sepolcro dove rammentare un caro che non c'è più? può la "corrispondenza d’amorosi sensi” in forma di post sostenere il ricordo di qualcuno nel divenire continuo della realtà?
io dico di sì, luci', dico di sì e scrivo a te, a papà.
di te, di papà. 
auguri, 'a so'

domenica 3 maggio 2020

#hotopìa misteri della toponomastica

*

#amho #hotopìa

colle', de particella: de' felice. fece il carabiniere all'altro che scriveva l'indirizzo sulla multa a gino buonanima. 

per papà buonanima era invece quell'oriundo de felice vescovo durante la rivoluzione napoletana del 1799 e teorico di un catechismo conservatore per cui il popolo deve «obbedire ai preposti pur se discoli».*
nessuno delle due ipotesi: la strada si chiama felice. via felice, forse perché adduceva al cimitero, una strada per la felicità dell'aldilà, una sorta di campi elisi. e come i campi elisi erano destinati ai preferiti degli dei, così qui, fin a due secoli fa, la preferenza era dettata da condizioni di soldi e di censo. 

tragitti differenti per esequie differenti: via felice per le carrozze a più tiri dei possidenti latifondisti o dell'alta borghesia, via gemma per il carro dei popolani o la carretta dei pezzenti.  via felice diventerà via de felice per la semplice trasposizione in italiano del toponimo 'int' 'e felice, come ancora mo è detto tutto il quartiere che gravita su questa strada. via de felice come spesso si trova sugli indirizzi delle famiglie e delle attività private e pubbliche come la scuola media o l'ex tribunale.

si è detto di via gemma, via che fuoriesce dallo schema a scacchiera proprio della città e che, con la sua prosecuzione in viale della pace, assume un andamento diagonale e serpentino a ricordare un corso d'acqua con molta probabilità di fogna. ciò risolverebbe un altro mistero toponomastico: il quartiere tagliato da questa via è detto 'int' 'a cantera.

il kantharos fu coppa e vaso greco e, passando per il latino canthărus, divenne 'o cantero, il pitale napoletano. con buona probabilità nel canale fognario si svuotavano quindi i cantari.  

in rete si può trovare l'aneddoto sul perché il cantaro è detto anche zi' peppe. quello sui tragitti differenti delle esequie lo racconto io di seguito, anche perché è una bella storia di ribellione.

ci stava all'epoca un padre di figli, un falegname, non un ebanista intagliatore che ancora ancora ma un falegname di quelli che facevano mobilia povera per i poveri, nu piallatore. quando, perché il cane morde sempre quello più stracciato, una disgrazia gli portò via il più giovane dei figli, volle che il feretro seguisse la via dei signori per il cimitero. lo volle con cocciutaggine e per diritto di eguaglianza. lo volle perché aveva conosciuto le idee di mimì santoro e perché cristo questo aveva predicato. raggranellò tutti i risparmi della famiglia ed anche contro la volontà della moglie, vera artefice di questi, si dichiarò disposto a fare fronte al maggior costo della carrozza col minimo tiro. 

fu un vero funerale rivoluzionario, la gente stentava a crederci che fosse possibile fare quello che facevano i ricchi e quelli d'un certo rango. in verità ci fu anche chi tra il popolo criticò la cosa -ha voluto fa' vede', ma chi se crere 'e essere? secondo me ha sbagliato. se puteva magna' chilli sorde. insomma quell'invidia tutta popolare, nun ce pensamme ca è meglio. 

il falegname però non aveva tenuto di conto della chiesa e dei suoi usi e si sentì più volte sollecitato a versare un obolo maggiore di quello già versato: la messa ufficiata non era certo stata da pompa magna ma il feretro aveva seguito il felice tragitto dei morti benestanti. 

quando il sacrestano venne di nuovo a chiedergli una offerta congrua al servizio avuto e che non sminuisse la sua faccia di fronte al signor iddio, il buon padre rispose: ditegli a dio di rimandarmelo indietro 'o figlio mio.







sabato 2 maggio 2020

#hotopìa centrale termoelettrica di via carbone

#amho #perspective #hotopìa

se la aveste vista in altri luoghi non avreste potuto non ammirarla. questa ghiacciaia di prima dell'elettricità, questa rara archeologia industriale la potete vedete tutti i giorni in quel di puzzaniello.  prima o poi qualcuno la farà andare giù per meri motivi speculativi sull'area di sedime e resterete zitti, muti, abituati come siete a farvi cancellare la storia, a strafottervene della fatica dei vostri avi. d'altronde lo si è visto con gli antichi palazzi gentilizi e con le corti rurali e lo si vede dalle condizioni delle terre su cui iettarono o sanghe quelli che le bonificarono.
i vincoli, le norme della pianificazione creano abusi e sotterfugi, il rispetto ambientale e del costruito deriva da una vera consapevolezza storica della propria comunità. su questo, fatemelo dire, stamme 'nguaiate.

domenica 19 aprile 2020

#quandto #zo

video
#amho #hotelling #homemory

per rendere ancor di più il concetto del quandto si deve pensare all'appena. se congiunzione (appena conosciuto) ci dà il tempo in quantità, se avverbio (conosciuto appena) ci dà la qualità, il valore.
ma scrivo di questo per appuntarmelo, volevo invece narrare di quandto mi son inselvatichito: è stato il contatto, la vita con gli animali di cui son stato circondato fin da piccolo. ma in particolare a farmi uscire dalla domestichezza del rapporto con essi fu zorro. 
zorro, un epagneul breton, un cane da caccia che, agli inizi dei novanta, mio fratello pasquale portò a casa, già adulto.
fino a qualche anno prima, ma max un decennio o poco più, per affrontare il problema del randagismo c'era il servizio ultraumano dell'accalappiacani, ma non pensatelo come è mo! no no: il cane ingabbiato se non veniva riconosciuto e recuperato dal suo uomo finiva soppresso! sì sì. nei forni. 
qui da noi questi forni stavano al macello comunale, forse perché servivano a cremare i resti della macellazione e taglio delle carcasse bovine, lì finivano i cani catturati- ho sempre sperato non vivi.
quel che sia o non sia, quella struttura negli anni di cui racconto era stata chiusa- meglio: sostituita da una nuova che è stata poi deposito di veicoli per la nettezza urbana ed ora abbandonata- e ne venivano utilizzati i soli uffici. per farla breve, qui si trovava pasquale con la sua cooperativa sociale e qui uno portò sto cagnone di zorro convinto ancora ci fosse il canile. 
già il fatto che zorro- "le mie nipoti lo hanno chiamato così per le macchie come maschera sugli occhi"- venisse abbandonato perché- "s'ha mangiato na conca 'e sasicce che avevamo appena fatto", avrebbe dovuto farci pensare a che spirito libertario stavamo per fare entrare in casa, na capa tosta, un autentico picaro, uno che non si sarebbe mai accasato: e così è stato, tanto da scomparire dopo anni senza lasciare alcuna traccia. 
tranne quella nell'animo e nei ricordi di tutte le corse in campagna, del suo scappare per fare i tuffi nella fontana di piazza umberto o ovunque vedesse uno specchio d'acqua, degli inseguimenti di qualsiasi cosa volasse o del penetrare del suo tartufo ogni anfratto puzzolente, dei suoi repentini infilamenti nelle macchine altrui per la sua smodata e perenne voglia di uscire.
ricordo di quella volta che all'incrocio di via greco, dove c'era jamel col suo banchetto di sigarette di contrabbando e con le mie camel, quando s'infilò in una volante della polizia che vi stava facendo un posto di blocco- cazz! le facce degli agenti!
sì, è stato zo' ad insegnarmi di quandto si sta meglio con gli animali, poi ho proseguito da solo... cioè sempre con loro.

nei pochi fotogrammi del video si vede zika, una cavalla anglo araba di cui ricorderò qualche altra volta.